Da privato di pure quel che vuoi, con la divisa no

Giunge notizia che il gen. Vannacci sia stato destituito dal ruolo di direttore dell’IGV e “messo a disposizione di stato maggiore esercito https://www.ilpost.it/2023/08/18/roberto-vannacci-destituito/

Questo a seguito del fatto che il generale abbia autopubblicato un libro omofobo, sessista, misogino e stracolmo di affermazioni spacciate per “assolute verità” in nome di una presunta “libertà di espressione”, che oggi impazza sui social come se fosse non “un” assoluto, bensì “l’assoluto definitivo diritto”

Trovo che su questa cosa l’ignoranza galoppante che pervade ormai la nostra popolazione (ricordiamo sempre il sorpasso degli analfabeti funzionali su coloro che sanno leggere e comprendere un testo) stia facendo incredibili danni.

Forse intanto bisognerebbe capire che la libertà di dire quel che si vuole è estremamente limitata, nonostante tutte le cazzate che ci raccontano.

Non siamo liberi di insultare gli altri danneggiandone pubblicamente l’onore, è un reato che si chiama diffamazione.

Non siamo liberi di fare propaganda alla rifondazione del disciolto partito nazionale fascista, anche questo è un reato previsto non solo dalla legge scelba, ma direttamente dalla costituzione.

Non siamo liberi di diffondere idee, pensieri e parole che spingano altri a commettere reati, si chiama istigazione a delinquere.

E potrei continuare a lungo sulle limitazioni della mitica libertà di espressione, che sostanzialmente andrebbe ricordato essere sottoposta alla regola della nonna “la tua libertà finisce dove inizia la mia” .

Ma intanto fermiamoci qui, e facciamo una riflessione.

Se tu pretendi totale libertà di espressione, pretendi anche che ce l’abbiano tutti.

Compreso quelli che, letto quello che scrivi, provano un forte desiderio di mandarti a fare in culo, quelli che non vogliono vedere le tue cialtronate espresse su un media di loro proprietà, o che si rifiutano di frequentare “posti” dove ci sei anche tu.

Non ti lamentare poi della censura, non è censura, si tratta del fatto che sei sgradevole e quindi la gente, libera quanto te, ti mostra la porta.

E questa è una riflessione che vale per tutti. Ma per chi indossa una divisa?

Per chi indossa una divisa la cosa è molto più stringente, perché il tuo operato deve in ogni cosa riflettere il tuo stato di servitore dello stato. Dello stato REPUBBLICANO, LAICO, ANTIFASCISTA, UGUALITARIO, DEMOCRATICO, e in generale che si rifà a tutti i principi fondamentali espressi dalla costituzione, compresa l’uguaglianza dei cittadini davanti allo stato.

L’articolo 3 della costituzione dovresti avercelo tatuato sul cuore :

Art. 3. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

Non puoi essere un fascista e indossare una divisa, perché il fascismo non è un parere ma un reato. Ed è l’opposto di ciò che quella divisa rappresenta.

Non puoi discriminare i cittadini per sesso (tutti i parametri di sesso, non solo maschio o femmina, anche “con chi ti va o non ti va di fare sesso laddove te ne venisse voglia”), per razza (quindi non puoi decidere che un tizio sia più o meno italiano in base a quello che sembra a te in base a colore della pelle, pieghe epicantiche o presenza o meno del prepuzio), per lingua (e non si parla solo del sardo, anche lo swahili), per religione (già, non puoi nemmeno dire dietro ad ebrei, atei o pastafariani), né per opinioni politiche (ancora una volta, il fascismo al contrario del conservatorismo non è una opinione politica, ma un reato), né tanto meno se uno è ricco, povero, nobile o plebeo.

Non puoi proprio. Ti è vietato, chiaro?

Così come nell’indossare la divisa lo stato ti ha dato dei poteri (per esempio l’esercizio legale della violenza), ti ha imposto dei limiti, che hai accettato col giuramento.

Quindi no, mi spiace caro signor Vannacci, ma mentre io sono libero di ricordarle i suoi limiti costituzionali, lei non è libero di esprimere giudizi, idee ed opinioni avversi ai principi basilari della costituzione, perché lei ha liberamente giurato di difenderli, e se la pensa diversamente, allora l’ovvia conseguenza deve essere la sua rinuncia a onori e poteri connessi alla servitù dello stato.

Lei non fa “un lavoro”. Lei difende la repubblica. E la repubblica è tale perché al terzo posto dei suoi valori fondamentali ci sono tutti quei parametri che lei ha disprezzato nel suo libello.

Quando poi la cosa non viene semplicemente da qualcuno che indossa la divisa, ma da un alto dirigente come può essere un generale, la cosa diventa esponenziale :

Cosa ci garantisce che lei non discriminerà le donne al suo comando? E se scoprisse un gay sotto i suoi ordini? E quando un italiano di tre generazioni con tratti somatici tutsu o ainu o cinesi diventerà colonnello sotto il suo comando, cosa ci garantisce che non gli stroncherà la carriera solo perché lei è uno schifoso razzista, e a culo la costituzione?

Mi spiace generale, ma se lei fosse davvero l’eroico combattente che la destra italiana ha voluto dipingere sui giornali, e davvero per lei le sue idee fossero così importanti come afferma, non si nasconderebbe dietro un “sono state estrapolate dal contesto”.

Non è stato “estrapolato” nulla, è la situazione è ancora più grave di quanto si possa capire dai giornali.

No, avrebbe dato le dimissioni, immediate e irrevocabili, prima di pubblicare forzatamente e a sue spese un ammasso di odio antirepubblicano come quello che nessuno voleva pubblicare e che lei ha sbattuto lo stesso in faccia alla popolazione della repubblica italiana.

E francamente adesso non aspetterebbe le decisioni di un ministro come crosetto, chiaramente di parte e che ha comunque imbarazzato così tanto da farlo smuovere lo stesso.

Si tolga quella divisa, perché può avere combattuto per anni sotto il tricolore e fatto qualunque cosa per la repubblica, ma se non riconosce più i suoi principi di base, è libero di lasciare il servizio, non di negare ciò che il servizio è.